“Il bambino, bisogna farlo ridere. E’ più importante farlo ridere che rivelargli chissà quali misteri. Il dialogo è ridere insieme. Il riso è la cosa in più, il dono inatteso, l‘al di là della protezione e della sicurezza. Ridete con lui, è vostro per la vita”. (Rodari G.)

Grazie allo psicologo americano Daniel Goleman, il concetto di intelligenza emotiva ha raggiunto l’opinione pubblica. “L’intelligenza emotiva coinvolge l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale” .

Secondo Goleman la nostra mente è divisa in due: una parte razionale, l’altra emozionale. La mente emozionale, da cui nasce l’intelligenza emotiva, agisce prima e più a fondo di quella razionale.

Sentiamo profondamente importante l’educazione alle emozioni: diamo voce a ciò che loro provano e faticano a riconoscere, oltre che gestire. Occorre uno sguardo attento e un’ alta sensibilità e capacità a riconoscerle, comprenderle e restituirle.

Nella natura i bambini hanno la possibilità di giocare in un contesto rilassante dove possono ritrovare la pace e la calma. Per questo, stare fuori in un ambiente familiare aiuta quei bambini che faticano nel riconoscere e gestire le proprie emozioni, offre un contenimento, nonostante lo spazio fisico si dilati.

Inoltre nel gioco libero con altri bambini imparano a sviluppare abilità emotive e sociali: a negoziare, a fare a turno, ad aiutare gli altri o a farsi aiutare e consolare.